L’economia circolare, una grande opportunità di sviluppo per tutti

L’economia circolare, una grande opportunità di sviluppo per tutti: dall’economia del cowboy a quella dell’astronauta.


Siamo nel 1966 quando l’economista Kenneth Boulding nel “The Economics of the Coming Spaceship Earth”, per la prima volta introdusse l’idea del Pianeta come una navicella spaziale, cioè un luogo con uno spazio limitato, con un quantitativo limitato di risorse e quindi anche di capacità di smaltimento dei suoi rifiuti.

E’ un documento rivoluzionario, perché Boulding per primo dichiara che la sopravvivenza dell’umanità è collegata proprio alla sua capacità di produrre, usare e custodire un bene, rigenerando i materiali che utilizziamo nella quotidianità.

Così secondo il teorico, dall’economia del cowboy che dispone di spazi sconfinati e risorse illimitate bisogna necessariamente passare a quella dell’astronauta che ha a disposizione spazi e oggetti illimitati.

L’economia circolare mette in discussione tutti i valori (o disvalori) che hanno dominato il ventesimo secolo. Prima che una rivoluzione economica è una rivoluzione mentale, un cambio netto del nostro modo di pensare la materia e il suo utilizzo. Ed è per questo motivo che il modello sta avendo ritardi nell’essere adottato in tutto il mondo. Perché cambiare il nostro modo di percepire lo spazio e il tempo in cui proiettiamo la nostra vita di singoli e quella di intere generazioni, non è un passo così semplice da compiere.

Per definire l’economia circolare non possiamo non partire dalla donna che con la sua fondazione meglio riesce a spiegarci l’importanza e la necessità di un modello di sviluppo che è l’unico realmente sostenibile per il pianeta.

Parliamo di Ellen MacArthur, la più giovane velista di sempre che nel 2005 ha circumnavigato da sola il pianeta. E’ considerata una vera e propria signora della circular economy. Racconta lei stessa: “Ciò che mi ha aiutato nella mia carriera di marinaia professionista e di sostenitrice di un’economia circolare è stato identificare ciò di cui sono appassionata, stabilire obiettivi chiari per arrivare più vicino possibile a soddisfare quella passione e perseverare, qualunque cosa accada. In mare è necessario comprendere il sistema complessivo. Ti rendi conto che ogni piccolo cambiamento nella direzione del vento, nella temperatura del mare o nella profondità dell’oceano avrà un effetto. Tutto è connesso. Questo non è diverso nella nostra economia”.

Dunque secondo la definizione della Ellen MacArthur Foundation l’economia circolare è: un termine generico per definire un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. In un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera. L’economia circolare è dunque un sistema in cui tutte le attività, a partire dall’estrazione e dalla produzione, sono organizzate in modo che i rifiuti di qualcuno diventino risorse per qualcun’altro. Nell’economia lineare, invece, terminato il consumo termina anche il ciclo del prodotto che diventa rifiuto, costringendo la catena economica a riprendere continuamente lo stesso schema: estrazione, produzione, consumo, smaltimento.

Trascorrere 71 giorni da sola in mare con nient’altro che il minimo indispensabile mi ha fatto capire il significato della parola finito. La barca era il mio intero mondo e tutto ciò che vi era contenuto era il necessario per la mia sopravvivenza. Ho dovuto gestire quello che avevo fino all’ultimo oggetto e mi sono resa conto che, proprio come la mia barca, la nostra economia globale dipende da risorse limitate”.

Si tratta della quarta rivoluzione industriale ed è un sistema economico che ha come obiettivo riutilizzare i materiali in successivi cicli produttivi, con lo scopo di ridurre gli sprechi.

Si basa su tre pilastri: riduzione, riuso, recupero. Per ottimizzare al meglio questo processo, dobbiamo fare nostri altri concetti. Il primo sta nell’immaginarci un prodotto come un servizio (aumentando quindi la durata della sua vita attraverso l’impiego in diverse funzioni). Il secondo è rappresentato dal materiale di nuova generazione, sostenibile e innovativo. Il terzo sta nell’idea di condivisione. Il quarto è la rigenerazione per una maggior durata della vita di quel prodotto.

Fino a oggi abbiamo usato il modello economico lineare. Che si basa sulla possibilità di accesso a grandi quantità di risorse naturali ed energia (che non abbiamo più) con la conseguente produzione di tonnellate e tonnellate di rifiuti che non siamo capaci di smaltire.

La transizione a un modello economico circolare è dunque necessaria se non obbligata. Questo processo infatti prende in considerazione tutte le fasi, dall’estrazione, alla produzione, al consumo, fino alla destinazione a fine vita. Con questo modello possiamo sfruttare ogni opportunità per limitare il dispendio di materia ed energia e ridurre al minimo la produzione di scarti e sprechi. Il tutto tutelando l’ambiente e creando nuove opportunità di crescita economica e sociale attraverso la valorizzazione territoriale.

Quanti rifiuti produce l’umanità ogni anno? Parliamo di 11 miliardi di tonnellate. Di queste il 75% viene destinato a discariche o a inceneritori. Solo il 25% è riutilizzato, destinato quindi al riciclo. Nel 2050 potremmo toccare 29 miliardi di tonnellate di rifiuti. È evidente che sia arrivato il momento, visti anche i cambiamenti climatici, di riutilizzare gli scarti speciali e urbani.

Come si stanno muovendo l’Italia e l’Unione europea? La Commissione Europea si è impegnata nel 2015 a virare verso un’economia circolare. In che modo? Obbligando i Paesi membri a riciclare almeno il 70% dei rifiuti urbani e l’80% dei rifiuti da imballaggio e a riusare quelli biodegradabili e riciclabili. Un pacchetto di norme che dovrebbe entrare in vigore dal 2030. La palla è quindi passata al Parlamento europeo che avrà un compito molto difficile. Armonizzare un sistema che va da quello eccellente tedesco (che ricicla il 66% dei rifiuti), alla pessima gestione della Repubblica Ceca (che non arriva al 30%).

L’Italia, che ha grandi speranze e progetti green con il suo Pnrr, è in un’ottima posizione nel quadro europeo. Basta consultare online il documento del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare dal titolo: “Verso un modello di economia circolare per l’Italia” e ci si accorge che stiamo andando nella direzione giusta.

L’economia circolare è una grande opportunità anche per quanto concerne l’occupazione. La Commissione Europea prevede 580.000 posti di lavoro, di cui solo in Italia 190.000. Non solo, stimola la creatività delle imprese e si sta trasformando da necessità a opportunità di sviluppo.

La raccolta differenziata sta dando i suoi frutti? Sì. Nel 2014 sono state reimmesse sul mercato 10 tonnellate di carta, legno, vetro, plastica ed organico. Nel 2015 si è registrato un aumento del 2%.

L’11 Febbraio 2021 è stato approvato il nuovo Piano d’Azione dell’Economia Circolare. L’Europarlamento ha affermato che l’Economia circolare: “è la strada che l’Ue e le imprese devono seguire per restare innovative e competitive sul mercato globale, riducendo nel contempo la loro impronta ambientale”. Per mettere a punto questa svolta serve una riduzione dei consumi (che non intacchi però la crescità del Pil), un aumento parallelo dell’utilizzo circolare dei materiali, un forte sostegno alla crescita economica con manovre finanziarie capaci di aiutare i paesi a questa non semplice transizione. Ma la strada è ancora lunga, solo il 12% dei materiali utilizzati dalle industrie, sul territorio dell’Unione, proviene dal riciclaggio. La Ue ha anche pensato di normare la produzione e vendita di beni che per essere immessi sul mercato dovranno rispettare nuove regole sulla durata, non tossicità, fino alla riciclabilità e alla riparabilità. Le previsioni dicono che l’Economia Circolare farà aumentare il Pil europeo del 0,5% creando 700.000 nuovi posti di lavoro (green) entro il 2030.

Il Gruppo Ecotec processa rifiuti con soluzioni di economia circolare sin dai primi anni 2000. In particolare, presso la Piattaforma di Assemini è installato, dal 2004, un impianto di soil washing con una successiva sezione di estrazione con solvente, denominata Ensolvex, per recuperare e reimpiegare i terreni contaminati da idrocarburi.

Attualmente, presso il Centro Ricerche Ecotec sono messe a punto soluzioni di economia circolare su misura per il Cliente, inerenti la produzione di nuove materie prime ed il recupero di energia dal trattamento dei rifiuti.

Che ci piaccia o no, non si tratta più di scegliere. La terra è un luogo finito, ora lo sappiamo e dobbiamo comportarci di conseguenza.