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Se per l’Europa, che punta sull’economia circolare, il rifiuto è diventato anch’esso una merce e non più uno scarto, è lecito chiedersi quale sia attualmente il ruolo delle discariche e se queste avranno un futuro. Ma forse la prima domanda da farsi è: oggi come oggi possiamo (già) farne a meno?

Secondo la Waste framework directive della Commissione europea, l’uso di discariche è l’opzione di gestione da considerarsi solo come una soluzione estrema.

L’Italia è uno dei paesi Ue con la maggiore quota di rifiuti speciali smaltiti in sistemi circolari di recupero, ma nonostante ciò lo smaltimento in discarica ha ancora un peso significativo, soprattutto per quanto riguarda i rifiuti cosiddetti pericolosi.

Cosa è una discarica?

E’ un luogo dove vengono depositati e fatti marcire in modo non selezionato i rifiuti solidi urbani e tutti gli altri rifiuti derivanti dalle attività umane, quindi detriti di costruzioni, scarti industriali, ecc. Scarti che in seguito alla loro raccolta, non è stato possibile riciclare, inviare al trattamento meccanico biologico eventualmente per produrre energia tramite bio-ossidazione a freddo, pirolisi o anche nell’utilizzo come combustibile negli inceneritori. Parliamo di inceneritori con recupero energetico o termovalorizzatori.

Intanto chiariamo cosa prevede la normativa italiana

Il d.lgs 13 gennaio 2003, n. 36 ha recepito la direttiva europea 99/31/CE che prevede tre tipologie differenti di discarica:

  • discarica per rifiuti inerti
  • discarica per rifiuti non pericolosi
  • discarica per rifiuti pericolosi, tra cui ceneri e scarti degli inceneritori

Cosa si classificano i rifiuti?

  • rifiuti pericolosi: i rifiuti non domestici precisati nell’elenco dell’allegato D del Dlgs. 22 del 05/02/1997.
  • rifiuti non pericolosi: i rifiuti che per provenienza o per le loro caratteristiche non rientrano tra i rifiuti contemplati come pericolosi.
  • rifiuti inerti: i rifiuti solidi che non subiscono alcuna trasformazione fisica, chimica o biologica significativa; i rifiuti inerti non si dissolvono, non bruciano ne’ sono soggetti ad altre reazioni fisiche o chimiche, non sono biodegradabili e, in caso di contatto con altre materie, non comportano effetti nocivi tali da provocare inquinamento ambientale o danno alla salute umana. La tendenza a dar luogo a percolati e la percentuale inquinante globale dei rifiuti, nonché l’ecotossicità dei percolati devono essere trascurabili e, in particolare, non danneggiare la qualità delle acque, superficiali e sotterranee.

La normativa definisce anche il piano di sorveglianza e controllo con i necessari parametri chimici, chimico-fisici, idrogeologici, meteoclimatici e topografici da determinare periodicamente con una stabilita frequenza delle misurazioni.

Cosa ha stabilito l’Unione europea?

Che in discarica devono finire solo materiali a basso contenuto di carbonio organico e materiali non riciclabili: in altre parole, dando priorità al recupero di materia, la direttiva prevede il compostaggio ed il riciclo quali strategie primarie per lo smaltimento.

Infatti, anche i residui di molti rifiuti organici, restano attivi per oltre 30 anni e, attraverso i naturali processi di decomposizione producono biogas e numerosi liquami altamente contaminanti per il terreno e le falde acquifere per cui il conferimento senza preventivo trattamento di compostaggio è da evitarsi. Se invece parliamo di plastiche è ragionevole stimare la possibilità di rilevare tracce di queste sostanze dopo la chiusura di una discarica per un periodo che va fra i 300 e i 1000 anni, per cui andrebbero trattati differentemente.

Cosa accade in Germania, Austria e Svizzera?

Questi tre Paesi hanno da moltissimo tempo eliminato il conferimento in discarica di rifiuti non trattati e le discariche sono utilizzate principalmente per lo stoccaggio delle ceneri dei termovalorizzatori o dei residui degli impianti di trattamento biologico e compostaggio.

Attualmente lo smaltimento in discarica in Italia è ancora troppo utilizzato.

Per raggiungere la chiusura virtuosa del ciclo di vita il Circular Economy Package europeo fissa dei target di recupero effettivo dei rifiuti urbani al 65% e di conferimento in discarica inferiore al 10% entro il 2035. Ma, come si legge in un recente articolo de Il Messaggero, l’Italia è lontana dall’obiettivo con ancora nel 2019 un conferimento in discarica del 20,9%; un valore 30 volte superiore a quello dei best performer europei (Svizzera, Austria, Svezia, Germania, Belgio e Danimarca) che vi ricorrono in media per lo 0,7% del totale dei rifiuti. Un dato che – secondo la ricerca – porterà nei prossimi 3 anni all’esaurimento delle discariche del nostro Paese nelle quali ogni anno vengono conferiti 17,5 milioni di tonnellate di rifiuti (urbani e speciali) che corrispondo a 26 volte il volume del Duomo di Milano. In tale scenario l’Italia presenta differenze significative tra Nord (dove le discariche si esauriranno in 4,5 anni) e Sud (1,5 anni).
Ne discende la necessità di poter gestire questa tipologia di rifiuti recuperando materia (compost) ed energia (biogas) per ulteriori 3,2 milioni di tonnellate e, di conseguenza, realizzare tra i 31 e i 38 nuovi impianti di trattamento, per un investimento complessivo di 1,1 – 1,3 miliardi di euro. Alla luce dei gap attuali, l’80% delle opere dovrà, inoltre, essere localizzato al Centro-Sud del Paese.

Regioni italiane, dove sono più presenti le discariche?

Fino al 2018 la Sardegna era la regione con il numero più elevato di discariche. Il 70,7% di queste erano però destinate allo smaltimento dei rifiuti inerti. Mentre il Piemonte era la ragione con più discariche per i rifiuti speciali pericolosi (3), un tipo di impianto esistente solo in 7 altre regioni (Lombardia, Puglia, Toscana, Lazio, Marche, Umbria e Calabria).

Esistono, tuttavia, anche degli esempi virtuosi, come quello della Piattaforma Ecotec Gestione Impianti di Assemini (Cagliari) che, proprio in Sardegna sin dal 2006, grazie all’installazione di una speciale unità di trattamento Soil Washing ed Ensolvex permette il recupero dei terreni e dei materiali da demolizione, trasformandoli in materie prime, secondo criteri che oggi sono noti come End of Waste. Link all’articolo blog end of waste

Quanto conviene all’Italia superare i problemi derivanti dalla gestione dei rifiuti?

I benefici sono significativi sia dal punto di vista economico che ambientale. A fronte di un investimento fino a 4,5 miliardi di euro, l’analisi quantifica in 11,8 miliardi di euro di indotto economico, pari a un moltiplicatore di 2,6 euro generati nell’economia per ogni euro di impatto diretto, con un gettito IVA potenziale di 1,8 miliardi di euro. La realizzazione di impianti per il trattamento della frazione organica determina inoltre un beneficio economico rilevante nelle Regioni con i minori tassi di raccolta differenziata, permettendo una riduzione della TARI per un valore complessivo superiore a 550 milioni di euro. Dal punto di vista ambientale, lo studio arriva alla conclusione che colmare il gap impiantistico per il recupero energetico dei rifiuti urbani e dei fanghi di depurazione permetterebbe un risparmio netto complessivo di 3,7 milioni di tonnellate di emissione di CO2 rispetto al conferimento in discarica degli stessi. Grazie alla produzione elettrica associata, si determinerebbe inoltre un incremento di 0,7 punti percentuali della quota di energie rinnovabili sulla generazione complessiva del Paese, contribuendo così alla transizione energetica.

Discariche e cambiamenti climatici: c’è un rapporto causa effetto? Dal punto di vista dell’emissione in atmosfera di gas responsabili dei cambiamenti climatici, le discariche per rifiuti non pericolosi e quelle per rifiuti pericolosi risultano nocive se il rifiuto non viene preventivamente trattato e differenziato. È infatti scientificamente provato dall’organizzazione internazionale sui cambiamenti climatici, IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) che i rifiuti in discarica causano emissioni ad alto contenuto di metano e di anidride carbonica, due gas serra molto attivi; una moderna discarica deve pertanto prevedere sistemi di captazione di tali gas.

I problemi delle emissioni di gas possono tuttavia essere ridotti o eliminati con l’adozione di tecniche costruttive specifiche e con il pretrattamento dei rifiuti: in particolare la raccolta differenziata di quanto riciclabile e della frazione umida (responsabile delle citate emissioni liquide e gassose), e il cosiddetto trattamento a freddo mediante cui si accelera la decomposizione dei rifiuti prima del conferimento in discarica. Come detto, la stessa Unione europea vieta il conferimento di materiale organico in discarica.

Presso il proprio Centro Ricerche di Macchiareddu, Ecotec è impegnata nello studio di nuovi processi e tecnologie per il trattamento alternativo ed il recupero dei metalli dagli scarti dell’industria metallurgica ferrosa e non ferrosa. Scopo delle attività di Ecotec è proprio quello di eliminare lo smaltimento in discarica di rifiuti, fanghi e residui contenenti ancora metalli o leghe metalliche estraibili e riutilizzabili.